La mia eterna faccia da ragazzino può essere fuorviante. Quasi tutti quelli che mi incontrano pensano che abbia 25 anni, a volte anche di meno.
In realtà, ne ho 35.

Da un po’ di tempo inizio a sentire il peso della responsabilità di un vero adulto. Con il passare degli anni, ci si aspetta che uno si interessi di più di politica, che si parli di più di politica.
Per me è stato l’opposto.
Iniziai molto giovane ad occuparmi di politica. Il mio interesse era vivere in un mondo più sano e più bello. Mi scontravo costantemente contro problemi più grandi di me, al di fuori dal mio controllo. La politica non mi piaceva, ma mi sembrava l’unico modo per cambiare le cose.
Quindi mi detti anima e corpo ad un tipo particolare di politica: l’attivismo.
Iniziai a partecipare ad associazioni di volontariato e movimenti non profit. Dopo poco tempo, vidi un grande problema di fondo in tutti questi movimenti: erano organizzati male.
Decisi così di fondare delle associazioni io stesso, che avrei invece organizzato bene.
Per un periodo mi sembrava stesse funzionando. Ero abbastanza bravo ad organizzare, ero molto bravo ad attirare le persone in un gruppo che lavorasse per una causa comune, ma non ero per nulla bravo a gestire bene i gruppi di persone che creavo e, in particolare, a valorizzare le singole persone per le loro qualità individuali.
Con il tempo, capii che quella era la sfida più grande di tutte.
Le grandi sfide
Se non ero capace a gestire bene e a valorizzare un gruppo di 100 persone, come potevo criticare così facilmente chi mostrava incompetenza nel fare lo stesso con 100 mila, o con 100 milioni di persone?
Guardandomi attorno, mi resi conto che non ero l’unico ad avere questo problema.
I leader dei movimenti a cui mi ero associato da giovane, nel giro di qualche anno fecero una fine misera. Uno finì dentro una prigione mentale di sua creazione, evitando contradditori e confronti, dove le uniche cose che legge e ascolta sono le stesse idee, ripetendo ad nauseam le medesime cose trite e ritrite, trattando ogni osservazione critica come un attacco organizzato nei suoi riguardi, mostrando chiari segni di paranoia. L’altro perse la sua strada, dimenticandosi chi era e per cosa stava combattendo, trasformandosi in un demagogo peggiore di quelli che 10 anni prima criticava, diventando una parodia tragicomica del suo io passato.
La differenza principale tra me e loro è che le circostanze mi portarono a capire i miei limiti, e di conseguenza a doverli affrontare. Il tempo e le avversità della vita mi fecero comprendere che, se volevo vivere in un mondo più sano e più bello, dovevo cominciare da me stesso, espandendo il cerchio di conseguenza.
La sfida, per me, non era più pensare ai grandi sistemi e battermi per cause lontane e fuori del mio controllo.
La sfida per me era quindi diventare una persona migliore, iniziando da chi sono io e da come trattavo le persone più care.
Ho visto abbastanza moralisti pontificare su ciò che gli altri dovrebbero fare, mentre si comportano come stronzi nella loro vita privata, da capire che non volevo essere come loro.
Questo mi ha portato ha iniziare un percorso di crescita interna, a cui forse dedicherò un articolo un giorno, e uno di miglioramento nella società, a cui voglio dedicare questo.
Colpa delle corporation?
Nei miei anni di attivismo leggevo molto. Libri, articoli, blog. Quasi tutti si lamentavano degli imprenditori. Le aziende (le corporation), erano il male.
L’inquinamento degli oceani e la distruzione degli habitat marini? Colpa delle corporation.
La deforestazione dell’Amazzonia, il polmone verde del mondo? Colpa delle corporation.
L’innalzamento dei livelli carbonio nell’atmosfera e il cambiamento climatico che stanno portando a cataclismi senza precedenti nella storia moderna? Colpa delle corporation.
Potrei andare avanti, ma penso conosciate la musica.
Le corporation, la competizione spietata e la ricerca spasmodica del profitto, stavano causando tutti i problemi del mondo (o quasi). La politica sembrava essere una semplice estensione del sistema di mercato, con i politici in veste di temporanei burattini, al servizio del vero potere: il dio denaro.
Chiaramente sto semplificando, ma questo era il sentimento comune, e lo è ancora per milioni di persone in tutto il mondo.
Negli anni ho compreso che questa visione era un’illusione.
La realtà, purtroppo, è molto più complessa.
Il più grande problema
I grandi problemi del mondo non hanno cause semplici e identificabili. Il problema più grande è quello del potere, e questo è un problema che nessuno sa come risolvere.
Il potere è la cosa più difficile da gestire, perché devi scontrarti con i voleri, i sentimenti e le emozioni di milioni e miliardi di persone. Sono millenni che come umani cerchiamo il modo migliore per affrontare questo fatto, e non ne siamo ancora venuti a capo.
Vogliamo vivere vite più belle, più felici, ma non sappiamo come fare.
Abbiamo paura.
Le ideologie del passato hanno portato letteralmente a milioni di persone uccise brutalmente e perseguitate.
Non vogliamo che si ripetano.
La mancanza di ideologie della società moderna sta invece portando milioni di persone a sentire un senso di vuoto dentro di sé.
Non sappiamo dove questo porterà.
In questo mondo pieno di incertezza, senza una chiara ideologia a cui appoggiarsi, quando tutti sembrano essere impazziti, ho deciso di non partecipare attivamente all’isteria di massa, e focalizzarmi invece su ciò che posso realmente influenzare: me stesso, il rapporto che scelgo di avere con i miei cari, e creare valore tangibile per gli altri.
Sui primi due non mi soffermo adesso.
Vorrei invece parlare dell’ultimo.
Perché mi occupo di imprenditoria
Dopo anni di retorica sulle corporation, mi sono reso conto di un fatto straordinario.
L’immagine delle corporation nella società come forza del male era presentata sempre da chi non le aveva mai fondate. Inizialmente, pensavo che questo fosse un vantaggio: solo chi sta fuori dal sistema può avere la lucidità mentale per potere vedere come sia effettivamente, e quindi criticarlo.
In realtà:
Per capire come rompere gli schemi, devi prima sapere quali sono, e, soprattutto, perché esistono.
Perché mi occupo di imprenditoria?
Perché è facile. Non è facile in senso assoluto, ma essere un buon imprenditore è più facile che essere un buon politico.
Per essere un imprenditore di successo devi creare valore per altre persone. Qual è il modo migliore per creare valore per altri?
Risolvere un problema.
Più è grande il problema che risolvi e più persone ce l’hanno, più la società ti ricompenserà per farlo.
Si possono sempre trovare eccezioni e distorsioni, ma in generale un imprenditore di successo non fa successo maltrattando le persone e rovinando la società. Fa successo risolvendo un problema che le persone hanno.
È semplice.
La politica, invece, è complessa.
Alla politica spetta decidere quali sono i problemi che le persone hanno, quanto sono importanti, e su quali spendere tempo e risorse pubbliche. Questo è molto più difficile, perché un’azienda può focalizzarsi nel risolvere un singolo problema e avere successo, mentre la politica deve ponderare tutti i problemi di tutta la popolazione, e cercare di accontentare il maggior numero di persone.
Per questo non parlo (più) di politica.
Per questo mi occupo di imprenditoria.
Perché, di fronte alla complessità della vita moderna, ho deciso di semplificare.
Ho deciso di usare il mio tempo e le mie risorse per diventare una persona migliore, stare più vicino alle persone a me care, e creare valore per gli altri attraverso le aziende che creo e quelle in cui investo.
Queste sono tutte cose che posso, se non controllare, perlomeno influenzare in modo reale, visibile e tangibile.
Continuerò a parlare di ciò che mi sta a cuore, come i diritti umani, e a farmi domande importanti sulla vita.
Ma non tratterò di politica.
Forse un giorno, quando sarò cambiato, tornerò a parlare di politica. Fino ad allora, focalizzerò la mia attenzione su ciò che posso realmente influenzare e migliorare, iniziando da me stesso, dalla mia famiglia, i miei amici, le mie aziende e la mia comunità.

Photo credit
La Scuola di Atene, Raffaello Sanzio da Urbino. Fu dipinto tra il 1509 e il 1511 come parte della commissione di Raffaello per decorare le stanze ora conosciute come le Stanze di Raffaello, nel Palazzo Apostolico in Vaticano.
La Stanza della Segnatura fu la prima delle stanze ad essere decorata, e La Scuola di Atene, che rappresenta la filosofia, fu probabilmente il terzo dipinto ad essere finito lì, dopo La Disputa (Teologia) sulla parete opposta, e il Parnaso (Letteratura). Il dipinto è notevole per la sua accurata proiezione prospettica, che Raffaello imparò da Leonardo da Vinci (che è la figura centrale di questo dipinto, che rappresenta Platone). Quest’opera è stata a lungo considerata come “il capolavoro di Raffaello e la perfetta incarnazione dello spirito classico del Rinascimento”.
Ho scelto questo splendido affresco perché, nella visione più nobile della politica, la politikḗ era “ciò che attiene alla pόlis”, con sottinteso téchnē, ovvero l’arte. La politica, insomma, era l’arte della gestione dello stato nel senso più ampio, ed il politico era sostanzialmente un filosofo ascetico che si dedicava unicamente al bene più alto, ovvero quello di tutti gli altri.
28 risposte
Ciao Federico,
pur capendo il tuo punto di vista, non posso condividerlo. Mi sembra quasi che stai buttando la spugna.
L’Italia avrebbe bisogno di politici come te, con una visione del futuro, con delle idee.
Se dovessi fondare un partito, io ti voterei.
Citando l’uomo ragno: “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.
Spero che tra qualche anno la sfida di fare l’imprenditore non ti basti più e deciderai di metterti in gioco nella politica.
Ciao Matteo,
Non ho gettato la spugna, ma ho deciso dove focalizzare le mie energie adesso.
Forse un giorno, se avrò figli, una casa fissa etc, potrei cambiare idea.
la Politica (con la P maiuscola) e’ molto complessa. Una arte e una scienza . Pochi sono coloro che possono addentrarsi. Quasi quasi direi che Politici si nasce. Un dono di natura del quale poter godere molti privi-legi
sapevo dei tuoi trascorsi “politici” e le motivazioni descritte che ti hanno spinto a lasciar perdere, sono pienamente condivisibili.
I tuoi articoli sempre ricchi di spunti di riflessione, grazie
🙏🏻
Einstein in “Pensieri di un uomo curioso” ha scritto che la Politica è di gran lunga più difficile della Fisica e questo conferma che lo è anche della imprenditoria.
Concordo.
Purtroppo, chi la fa, spesso la tratta come una cosa semplice.
sei forte …-ti stimo
Grazie Federico..ti rispondo poco ma ti seguo (..con i miei attuali limiti ..soprattutto tecnologici ) spesso e molto volentieri..e anche l’articolo di oggi è molto profondo.
Proseguo nel Volontariato..parlo poco di politica e la mia scelta da quasi sempre ..per cercare di contribuire “all’evoluzione del Prossimo “.ai diritti Civili..(mio padre è stato fra i sopravvissuti del campo di concentramento di Dachau) è indirizzata verso il campo sportivo/educativo. Continuo nello studio (finita Magistrale di Scienze Motorie nel 2020 ..ho molti più anni di te )..e poi chissà..vedremo.
Ci sentiamo..Grazie!
roberto
Grazie a te, Roberto.
Le mie prozie hanno dato rifugio a partigiani durante la guerra, con il fucile dei tedeschi puntato alla faccia. Non posso neanche immaginare cos’abbia passato tuo padre.
Siamo fortunati a vivere in questi tempi.
Ringraziamo!
Ciao Federico, ti seguo con interesse da tempo. Ho apprezzato il tuo articolo. A mio avviso, l’imprenditoria che pratichi e di cui parli nulla ha a che fare con le grandi multinazionali che agiscono solo nell’ottica della continua accumulazione e riduzione a merce di tutto l’esistente.
🙏🏻
Sono pienamente d’accordo con te! Complimenti, hai idee innovative !
In bocca al lupo su tutto!
Grazie, Pino!
Buon giorno a tutti. Ero titubante nel lasciare un commento, ma poi la semplicità di come Federico racconta la sua esperienza di vita e la sua vicinanza al mondo imprenditoriale, oggi in pieno sviluppo digitale e di industrializzazione 4.0, mi porta a riflettere sulla gestione del mio tempo, di avere la necessita di guardare i miei pensieri da punti di vista diversi, da rivalutare quello che oggi sono, dal ricercare nuove persone, nuovi luoghi, nuove abitudini e nuovi legami.
Sono nato in una famiglia di piccoli imprenditori nel settore edile per aprire poi una mia società nel settore Retail, qui ho fatto la mia vera esperienza per 23 anni specializzandomi in Comunicazione, Team Leader e Data Analyst. Oggi soso in cerca di nuove esperienze “esponenziali” e seguendo Federico ho potuto analizzare meglio quello che sono e le mie potenzialità.
S.T.
Grazie Federico.
Grazie a te, Stefano!
Il tuo articolo mi è piaciuto molto, continua così un abbraccio, Andrea.
Grazie, Andrea!